Gli studi sulla economia delle donne (womenomics) s’interrogano, spiega Concetta Grosso,
“su come impegnare le donne nelle istituzioni, nella politica, nelle aziende” attraverso piani organizzativi strategici. “Si deve osservare – evidenzia – che, quando in un Paese è in atto una
crescita, la variabile decisiva sembra essere sempre l’aumento dell’occupazione femminile” e, proseguendo nella lettura, si comprende come, laddove si è raggiunta una minore disparità, si sono anche
raggiunte migliori performanceeconomiche e maggiore competitività. La qualità della
vita è migliorata per tutti.
Un’impostazione metodologica che rende a chiare lettere le responsabilità di pressioni culturali pregiudiziali, la sordità di politica istituzioni a superare condizioni di marginalità che
risultano invece funzionali al mantenimento di criteri di selezione impostati su favoritismo e disparità. A tutto svantaggio di un sistema di meritocrazia efficiente ed efficace in ambito economico.
Il capitolo dedicato alla flexsecurity chiarisce questi aspetti dell’economia
legati al mercato del lavoro flessibile e alla creatività. Il tutto filtrato da dati e percentuali che fanno ben capire come l’autrice abbia voluto accuratamente evitare ogni immediatezza affidandosi
invece ad una sorta di diagnostica sociale.
Misura imprescindibile del mainstreaming, il bilancio di genere. Corrisponde alla
correzione di azioni sbilanciate che concorrono al permanere di disuguaglianze e alla verifica di azioni autenticamente democratiche. Nel testo il metodo di analisi del bilancio di genere è correlato
da uno schema che ne esplicita anche graficamente le potenzialità.
L’autrice, Concetta Grosso, sa muoversi oltre gli stalli della politica italiana per ricordare la nostra appartenenza all’Europa e alle decisioni prese dal Consiglio Europeo di Lisbona nel 2000 e di
Barcellona nel 2002.
Nel capitolo dedicato all’”Eguaglianza formale, eguaglianza sostanziale e giudizio di costituzionalità” l’autrice considera il valore delle cosiddette “azioni positive” previste dalla legge 125
del 1991, laddove potrebbero essere interpretate come misure discriminatorie nel confronti del genere maschile. “Deviazioni” dall’eguaglianza formale che “tendono a ristabilire l’uguaglianza delle
opportunità, contrastano i condizionamenti storici della manodopera femminile allo scopo di permettere l’accesso all’uguaglianza di trattamento giuridico da cui è di fatto esclusa perché versa in
condizioni di inferiorità sostanziale che la discriminano”. Riporta, in sintesi, all’origine del problema che sfavorisce l’entrata nel mondo del lavoro, e nel pubblico in generale, lasciando ai
margini sociali e al privato l’attività femminile. Ci ricorda che quando le regole formali fanno riferimento al soggetto, si fondano su una neutralità del soggetto che, di fatto, fa scomparire la
donna. E, pertanto, quando il diritto è neutro, bisogna intervenire con azioni legislative che eliminino discriminazioni tutt’altro che neutre.
Il testo è correlato da informazioni relative al Comitato nazionale per la Parità e sul ruolo delle consigliere di parità, sulla normativa comunitaria e straniera, con un’appendice che riporta la
Carta europea per l’uguaglianza e le parità delle donne e degli uomini nella vita locale.
Arricchito dagli interventi di Filippo Bencardino, magnifico Rettore Università degli Studi del Sannio, di Beniamino Donnici, europarlamentare, di Rossella Del Prete, delegata Pari opportunità e
docente dell’Università degli Studi del Sannio, di Giuseppe Aieta, sindaco di Cetraro (CS), il libro di Concetta Grosso, patrocinato dalla Presidenza della Repubblica Italiana e dal Ministero per le
Pari Opportunità, è divenuto testo didattico nei corsi universitari “Donne, Politiche e Istituzioni”.
Pubblicato su Scirocconws