"La filosofia non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perché priva del legame di servitù è il sapere più nobile". (Aristotele)
Il continuo richiamo al vocabolario di guerra per superare l’emergenza pandemica è alquanto fuorviante perché nasconde le radici del problema e le dinamiche socio-economiche che hanno provocato la pandemia. Le radici del problema “emergenza Covid”, infatti, vanno ricercate nel rapporto tra uomo e ambiente, inficiato da modelli economici neoliberisti e dal dominio della tecnica. Innovazione tecnologica e profitto generati da una dissennata competitività, sono i cardini su cui si regge il sistema che ha dominato il mondo ormai globalizzato, condizionando e disegnando la geopolitica entro la quale si sono definite le nuove povertà. Questa, dunque, non è la guerra che conosciamo nella quale possiamo distinguere il nemico in qualcuno che ci somiglia, ma l’approdo di una storia, quella del mondo globalizzato che ha sconvolto gli equilibri naturali sino al punto di consentire la trasmigrazione di virus dal mondo animale a quello umano, ha ridotto le distanze fisiche fra continenti lontani, ha giocato col mito dell’immortalità. Non dobbiamo solo "riconvertire" l'economia in economia di guerra. Pertanto, oltre i luoghi comuni e una narrazione falsificata, occorre recuperare, se vogliamo conoscere in modo adeguato questo rapporto tra pandemia e degrado ambientale, un linguaggio commisurato alla situazione drammatica che stiamo vivendo, prendendo in considerazione diversi punti di vista elaborati da diverse discipline.
Una tavolozza di colori disegnati da tutte quelle emozioni che solo il teatro in carcere può destare. Sono quelle che mi porterò sempre nel cuore insieme ai sorrisi e alle speranze dei detenuti che mi hanno affiancato in quella che per me è stata una vera e propria sfida. Pedagogica, concettuale, comunicativa, ma soprattutto esistenziale perché ho dovuto mettermi alla prova in un'attività nuova, quella di scrivere la sceneggiatura e ricrearla sul palco come regista.
Nel V Centenario della Canonizzazione di S. Francesco di Paola, "Metropolis" è la bienanle d'arte curata dal maestro d'arte Milena Crupi in ricordo di un uomo che ha portato la fede agli ultimi e ai potenti, le sue opere di profonda carità senza distinzione o particolarità.
Organizzata dall’associazione culturale Cesas “Centro studi artistici segantini”, la biennale è stata realizzata con il patrocinio della Regione Calabria, della Provincia di Cosenza, del Comune di Paola, all'interno del complesso monumentale del S. Agostino a Paola, offrendo una particolare location alle opere di 35 artisti italiani e francesi.
Una piazza intitolata alle Vittime della strada, una delle proposte lanciate nel convegno “mai più incidenti stradali” dal volontariato parrocchiale di Acquappesa per sostenere la cultura della sicurezza e un’app per la sicurezza sulla SS18, la proposta dell’Unpli. Sulle strade si continua a morire, un esercito di caduti di una grande guerra silenziosa, colpevolmente accettata e sottovalutata dalla nostra società civile. Per questo ad Acquappesa, in cui si contano tantissime vittime e lutti insuperabili, si celebra questa giornata voluta dall’Onu come ormai da diversi anni. Un’occasione per stare vicino ai famigliari delle vittime e a coloro che hanno subito incidenti stradali vivendone ancora le conseguenze, ma anche per testimoniare la vicinanza a chi per professione si occupa di sicurezza stradale.
Un progetto ambizioso che lega con un filo di lana storia, arte e valori condivisi da memoria e solidarietà e che sarà documentato in un film. “La Sciarpa della Pace Sul Filo della Cultura per non perdere la Memoria” ha stretto in un abbraccio generazioni diverse, luoghi e comunità diverse. Ha attraversato vicoli e strade della Calabria coinvolgendo anche paesi di altre regioni come Avetrana (Puglia), San Martino in Pensilis (Molise), Monreale (Sicilia), fino in Romania, alla comune di Bascov, dove è stata interessata in modo particolare la Scoala Virgil Calotescu. Al progetto, avviato dalle mani sapienti delle donne calabresi che hanno lavorato all’uncinetto mattonelle colorate poi cucite insieme, hanno aderito come testimonial personalità a livello internazionale come Noa e Maru Pitton e della politica come il presidente dell’Albania Ilir Meta, oltre ai numerosi sindaci delle cittadine attraversate e diversi vescovi. Instancabile l’ideatrice Maria Brunella Stancato, presidente regionale di Senior Italia Calabria e manager del Terzo settore. Già nel 2017, quando è stato avviato il progetto, avvertiva la necessità, raccolta anche dai tanti gruppi di aggregazione aderenti alla Senior Italia, di rendere protagoniste le persone anziane in un’attività tradizionale nel mondo contadino qual è quella della narrazione. Una narrazione alle giovani generazioni che si è fusa con la memoria storica racchiusa dai nostri paesi, dove sono presenti monumenti ai caduti e storie legate al totalitarismo, al dramma delle deportazioni nazifasciste.
L’aria che si respira se è di tutti vuol dire che non è di nessuno e quindi può essere anche inquinata? No, è un bene comune.
E l’acqua per la quale abbiamo sottoscritto nel 2011 un referendum è di chi ne possiede di più e può quindi inquinarla? No, è un bene comune.
E i fiumi, i torrenti e le loro sorgenti; i laghi e le altre acque; i parchi, le foreste e le zone boschive; le zone montane di alta quota, i ghiacciai e le nevi perenni; i lidi e i tratti di costa dichiarati riserva ambientale; la fauna selvatica e la flora tutelata; i beni archeologici, culturali, ambientali e le altre zone paesaggistiche tutelate? Anche questi sono tutti “beni comuni”.
E perché proprio ora un interesse tanto alto per la loro tutela?
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(ma è così ovvio!!!!)